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CONVERSIONE DI SANT'AGOSTINO
Rubrica curata da Alba su 4/8/2009 (4331 Letto)


                       CONVERSIONE DI SANT’AGOSTINO

                                          BREVE RIEPILOGO 

Agostino non fu mai pagano. Nel suo intimo egli fu sempre cristiano, almeno quanto è possibile esserlo senza prendere una decisione.La sua conversione fu questa decisione: volgersi cioè  non solo a Dio e a Cristo, ma a quello che egli stesso era già nel profondo dell’animo.La conversione non si presenta come un passaggio dalla miscredenza alla fede, o da un concetto falso a quello giusto, o dall’ignoranza alla conoscenza, ma come un rifuggire in un primo momento dal trarre le conseguenze di ciò che già si è nel profondo, finché giunge l’ora dell’ultima decisione, per la quale l’interiore e l’esteriore, la coscienza e il comportamento di vita concordano.L’uomo è infelice perché in lui c’è una lotta tra lo spirito e la carne. Egli che pure ha la capacità di dilettarsi nella legge di Dio, soffre e patisce la legge della carne, che è peccato. S. Paolo appunto fece capire ad Agostino che il Verbo s’era fatto carne, proprio per liberare l’uomo dalla schiavitù della carne.




Egli si rese allora conto di essere giunto sulla soglia del mistero, ove la ragione vedeva esaurita tutta la sua potenza conoscitiva: l’orgoglio della mente doveva cedere all’umiltà della fede. Con l’umiltà soltanto poteva disporsi a ricevere nello spirito la luce liberatrice della Grazia. Gli appariva chiaro ormai che alla mancanza di essa era dovuta l’infelicità dell’uomo. La tragicità dell’esistenza, dunque, non poteva essere risolta con l’orgoglio della mente.Agostino comprese che non bastava convertirsi; occorreva anche necessariamente agire nella fede.

Agostino era ormai  nel pieno possesso della verità, ma la volontà recalcitrava ribelle e si rifiutava di assumere il peso del sacrificio e della rinunzia che la pratica della verità implicava.

Comprendeva di aver fatto tanto male a sé e di aver offeso il suo Signore, capiva che doveva scrollarsi di dosso le stratificate abitudini e tuttavia rinviava al domani la decisione.

La costante riflessione su se stesso spinsero Agostino a scendere dalla contemplazione della verità alla pratica di essa.
Di qui ebbe inizio quella furibonda lotta contro se stesso, che si concluse poco discosto da Alipio, nel giardino di casa, sotto un albero di fico, in uno scoppio irrefrenabile di pianto rigeneratore. Si scorse turpe, sporco e sentì vergogna di sé.,DioMentre versava un fiume di lacrime, una voce proveniente da una casa vicina lo richiamò alla realtà: “Prendi e leggi” . Sembrava il canto di un fanciullo o fanciulla. Agostino si mise a riflettere se quello fosse un ritornello usato dai bambini nei loro giochi. Ricordò di non averlo mai udito. Interpretò allora quella voce come un comando divino, corse ad aprire il libro delle lettere di S. Paolo che aveva lasciato vicino ad Alipio, lo aprì a caso e vi lesse l’invito dell’apostolo a non vivere nelle gozzoviglie, nelle ubriachezze, nelle impudicizie, nelle discordie e nelle invidie, ma a rivestirsi di Cristo. Da quel momento egli fu tutto per Dio e di Dio.


Dalle “Confessioni” di Sant’Agostino


Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tua guida, entrai nell’intimità del mio cuore e lo potei fare perché tu sei stato il mio aiuto.



Entrai e vidi con  l’occhio dell’anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende davanti allo sguardo di ogni uomo, direi anzi ancora più se dicessi che era soltanto una luce più forte di quella comune o anche tanto intensamente penetrante ogni cosa. Era un’altra luce assai diversa da tutte le luci del mondo creato.



Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori, e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me, e io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che, se non fossero in te, neppure esisterebbero.



Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo e io l’ho respirato e ora anelo a te.



Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te; mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.





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