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PAROLA DELLA SETTIMANA : PRIMA SETTIMANA DI NOVEMBRE 2022
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Inviato da Alba il 5/11/2022 6:00:00 (233 letture) |
Dopo i farisei e gli scribi appaiono nuovi avversari di Gesù: i sadducei. Essi negano la risurrezione e hanno adottato contro Gesù una diversa strategia di lotta. I sadducei temono che l'affluenza delle folle verso Gesù possa trasformarsi in agitazione politica, che i Romani avrebbero soffocato brutalmente. Perciò mirano a limitare l'influenza di Gesù sulla vita pubblica. Gesù dimostra che il mondo futuro non è il prolungamento di questo; afferma che la morte sarà vinta e che coloro che risusciteranno avranno parte alla vita di Dio e non saranno più sottomessi alle leggi di questo mondo. Ma essi vivranno e renderanno gloria a Dio. Ciò significa che solo chi vive per Dio, vive davvero. Dio invita tutti gli uomini alla sua casa paterna, perché desidera che noi tutti beneficiamo con Lui della pienezza della vita nell'immortalità. Alcuni sadducei pongono una questione abbastanza assurda a Gesù, costruendo un caso basato sull'antica legge del levirato in Israele, secondo cui un uomo doveva sposare la moglie del fratello morto così da dargli una discendenza. Gesù anzitutto fa capire che la risurrezione è un "salto" in una qualità di vita totalmente altra, rinnovata. Nella risurrezione gli uomini e le donne saranno partecipi della vita divina, dunque immortali, per cui il matrimonio non servirà più, essendo una realtà legata a questo mondo e alla procreazione. San Paolo quando parla della risurrezione utilizza l'immagine della semina: la pianta che cresce, infatti, non è un seme proporzionalmente più grande, così anche la risurrezione dei morti è seminata nella corruzione e risorge nell'incorruttibilità. Nella risurrezione, saremo sempre noi, con il nostro io profondo ma immersi in una qualità di vita nuova e totalmente altra! Questo significa che in Dio ci ritroveremo, ci riconosceremo, ci conosceremo tutti, essendo partecipi della divinità e onniscienza di Dio. E riconosceremo i meriti gli uni degli altri, senza invidia né divisione alcuna, ma gioendo e amandoci dello stesso amore divino!
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PAROLA DELLA SETTIMANA : FINE OTTOBRE E INIZIO NOVEMBRE 2022
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Inviato da Alba il 28/10/2022 8:20:00 (211 letture) |
Non sappiamo quali motivazioni spingessero Zaccheo nel desiderio di vedere Gesù. Nessuno tra la folla degli Ebrei pii gli fa posto in prima fila, né gli permette di salire sul suo tetto e perciò Zaccheo deve salire su un albero. Vedendolo, Gesù, di sua iniziativa, si invita a casa sua. Non solo Zaccheo è pieno di gioia, ma Gesù stesso è felice di poter perdonare il peccatore pentito e di accoglierlo come un figlio prodigo. Gesù esprime la sua gioia con queste parole: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo". Gesù esprime così il suo amore e il suo completo dedicarsi ai peccatori: sono essi che si sono allontanati, eppure è Lui che è venuto a cercarli. Se Gesù avesse approfittato per chiedere a Zaccheo in quella situazione favorevole di fare pubblica ammenda e di convertirsi, probabilmente non avrebbe ottenuto nulla. Domandando di essere accolto a casa del peccatore, Egli sfonda il muro del prevedibile e porta l'uomo a disarmarsi totalmente dinanzi ad una offerta incondizionata di amicizia. La discesa «in fretta» e la «gioia» di avere Gesù in casa sono presentati in rapida successione, senza uno stacco temporale, quasi ad indicare che la scelta della conversione ci rende agili, capaci di compiere passi decisi che procurano una felicità prima sconosciuta. Le critiche arrivano puntuali e suonano come un giudizio di condanna inappellabile; Zaccheo se le aspetta, le ode, ma rende ragione della sua nuova condizione, stavolta senza prepotenza. Si alza, come uno che risorge dalla situazione di peccato in cui versava, e pronuncia una professione di fede completa: chiama Gesù «Signore», dà ai poveri, andando oltre le richieste della legge, e restituisce il quadruplo, trasformando il denaro da strumento di separazione in mezzo di condivisione, per poter così incontrare i fratelli in giustizia e amore. L'annuncio solenne di Gesù, «oggi per questa casa è venuta la salvezza», è rivolto ad ogni peccatore convertito di qualunque tempo: solo il Figlio dell'uomo ti rende figlio di Abramo, restituendoti la tua originaria verità e bellezza che il peccato aveva deturpato. Vogliamo chiederci se Zaccheo riuscirà a custodire la santità di questo incontro e della sua nuova vita. Assistiamo con tanta facilità a conversioni, a fiammate improvvise e percorsi interrotti. Zaccheo pone segni di rinnovamento: sta qui la differenza tra vera e falsa conversione. L'incontro con Dio si concretizza nell'incontro autentico coi fratelli.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : QUARTA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022
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Inviato da Alba il 21/10/2022 5:50:00 (203 letture) |
Due uomini vanno al tempio a pregare. Uno, ritto in piedi, prega, ma come rivolto a se stesso: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, impuri». Mentre a parole si rivolge a Dio, il fariseo in realtà è centrato su se stesso, stregato da una parola di due sole lettere, che non si stanca di ripetere, io: io ringrazio, io non sono, io digiuno, io pago. Ha dimenticato la parola più importante del mondo: tu. Pregare è dare del Tu a Dio. «Io non sono come gli altri»: e il mondo gli appare come un covo di ladri, dediti alla rapina, al sesso, all'imbroglio. Non si può lodare Dio e demonizzare i suoi figli. In questa parabola, Gesù denuncia che la preghiera può separarci da Dio, può renderci "atei", mettendoci in relazione con un Dio che non esiste, che è solo una proiezione di noi stessi. Sbagliarci su Dio è il peggio che ci possa capitare, perché poi ci si sbaglia su tutto, sull'uomo, su noi stessi, sulla storia, sul mondo. Il pubblicano, in fondo al tempio, ci insegna a non sbagliarci su Dio e su noi: fermatosi a distanza, si batte il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». C'è una piccola parola che cambia tutto nella preghiera del pubblicano e la fa vera: «tu». Parola cardine del mondo: «Signore, Tu abbi pietà». Il pubblicano nella sua preghiera dice che cosa Dio fa per lui: tu hai pietà di me peccatore. Così crea il contatto: un io e un Tu entrano in relazione. Vorrei tanto essere diverso, non ce la faccio, ma tu perdona e aiuta». Egli è tornato a casa sua perdonato, perché si è aperto alla misericordia di Dio. Il testo evangelico di oggi completa l'insegnamento sulla preghiera: bisogna certamente pregare e pregare con insistenza. Ma questo non basta, bisogna pregare sempre di più. E il primo ornamento della preghiera è la qualità dell'umiltà: essere convinti della propria povertà, della propria imperfezione e indegnità. Dio ascolta la preghiera del povero, soprattutto del povero di spirito, cioè di colui che si dichiara senza qualità, come il pubblicano della parabola. La preghiera del pubblicano, che Gesù approva, non parte dai suoi meriti, né dalla sua perfezione, ma dalla giustizia salvatrice di Dio, che, nel suo amore, può compensare la mancanza di meriti personali: ed è questa giustizia divina che ottiene al pubblicano, senza meriti all'attivo, di rientrare a casa giustificato.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022
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Inviato da Alba il 15/10/2022 8:30:00 (209 letture) |
Gesù prende posizione su questa terra priva di ogni pietà, per mezzo della risposta personale della sua propria sofferenza agonizzante. Neanche Lui viene ascoltato, ma si abbandona ciecamente a suo Padre, dalla sua croce, che ottiene per tutti la liberazione. Dio viene spesso definito come il Giudice giusto e ideale, che difende la causa dell'orfano e della vedova, del povero e del forestiero, i quali gridano a Lui che li ascolta e non mancherà di intervenire in loro favore. Certamente la giustizia di Dio si differenzia da quella umana perché in Lui il giudizio è affinato dalla misericordia e piuttosto che sopprimere il colpevole usa pazienza affinché questi si redima e si converta. Dio è un Padre amorevole e misericordioso capace di guardare tutti e ciascuno con la dovuta profondità, come quando si ammira qualcosa di prezioso e di irrinunciabile. Come Padre misericordioso, Egli ascolta sempre la preghiera di chiunque. Dio non è mai infastidito dalla nostra preghiera, ma presta attenzione a tutti senza discriminazione. Il suo atteggiamento non è quello del giudice iniquo, ma quello del Padre che presta attenzione alle richieste dei suoi figli. La preghiera continua e incessante è espressione della fiducia in Dio. Credere vuol dire affidarsi completamente a Lui. Fare affidamento al Signore degli eserciti, trarre da Lui il coraggio e la forza necessaria è espresso con l'apertura delle mani verso l'alto e anche questo gesto è allusivo alla fede. La fede incondizionata la si accresce solamente con il ricorso alla preghiera. Aver fiducia in Dio porta a vivere la fede con radicalità, poiché fidarsi di Dio è familiarizzare con lui guardandolo con occhi di assoluta libertà e confidenza; la preghiera è il mezzo con cui esprimere questa fiducia disinvolta, l'espediente con cui ci si affida, ci si eleva e ci si dona, vivendo l'incontro con Dio, che scopriamo sempre più vicino a noi e nostro solidale amico. Gesù si chiede, dalla sua croce: quando ritornerò a voi troverò tutta questa fede?
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PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022
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Inviato da Alba il 7/10/2022 14:00:00 (236 letture) |
"La tua fede ti ha salvato". Il lebbroso samaritano, il solo straniero nel gruppo che è andato incontro a Gesù per supplicarlo. Il solo, anche, a ritornare sui suoi passi per rendergli grazie. Il suo gesto religioso, prostrarsi ai piedi di Gesù, significava anche che egli sapeva di non avere nulla che non avesse ricevuto. La fede, dono di Cristo, porta alla salvezza. "E gli altri nove, dove sono?". Gli altri nove avevano obbedito all'ordine di Gesù e si erano presentati ai sacerdoti, dando così prova di una fede appena nata. Ma non hanno agito di conseguenza, una volta purificati, tornando verso Gesù, la sola via per arrivare al Padre, mediatore indispensabile per la glorificazione di Dio. La misericordia di Gesù verso colui che non possiede altro che la sua povertà e il suo peccato, ma che si volge verso il Signore per trovare il perdono e la riconciliazione, non è solo fonte di salvezza personale, ma anche di reintegrazione nella comunità di culto del popolo di Dio. Nella Chiesa, la fede di coloro che sono stati riscattati diventa azione di grazie al Padre per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo. I lebbrosi, rivolgendosi a Gesù, sicuramente sono animati dal desiderio di ricevere qualcosa; forse non sperano nella guarigione, ma almeno in un'elemosina. Gesù invita i lebbrosi a presentarsi ai sacerdoti, deputati ad attestare i segni della guarigione. Il cambiamento richiede che ciascuno si riconosca lebbroso, perché chi pensa di non aver bisogno di Cristo non chiederà mai il suo aiuto. Poi è necessario disporsi in cammino in obbedienza alla Parola, anche se ancora non si è ottenuto quanto richiesto e persino se si pensa che sarà difficile ricevere quel beneficio. Mentre cammini ti accorgi che il dono è già promesso nell'atto creatore e scritto dentro di te; è mentre cammini che scorgi un orizzonte di bellezza che non avresti potuto cogliere se fossi rimasto fermo a crogiolarti. Poi inizia un'altra storia. Il gruppo si divide tra i molti e l'unico. Solo uno torna a ringraziare. Gli altri hanno obbedito al comando di Gesù, recandosi dai sacerdoti. Si sono inseriti in un percorso tradizionale, mentre la fede richiede qualcosa in più. Anche oggi alcuni dicono che credono in Dio, ma non sono praticanti. Questi non hanno conosciuto Cristo e non entrano in relazione con Lui. Fede è un contatto continuo con Gesù, è toccare il suo corpo masticando Parola e sacramenti, che hanno senso se conducono alla consegna libera e gioiosa della vita a Colui che si riconosce origine, sostegno e fine dell'esistenza. La fede chiede di essere celebrata nell'incontro tra un corpo ferito e guarito e quello del Salvatore; essa è un abbraccio che fa risuonare la gratuità di Dio e la gratitudine dell'uomo. «Alzati e va'» per iniziare nuovi cammini, da guariti diventare guaritori, da stranieri divenire intimi di Gesù. Questo dipende da quanto amore per Cristo la mia fede è capace di generare.
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