Menu principale
Login
Contatore visite
|
PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETIMANA DI DICEMBRE 2022
|
Inviato da Alba il 7/12/2022 14:40:00 (203 letture) |
Un colpo d'occhio sui capitoli precedenti del Vangelo di san Matteo mostra bene che la lunga lista di guarigioni e miracoli non è stata redatta a caso. Bisogna che diventi manifesto che in Gesù si compiono le speranze passate, anche se molte cose restano ancora incompiute. Non tutti i malati sono stati guariti, non tutto è diventato buono. Ecco perché si legge in conclusione questo ammonimento: "Felice colui che non abbandonerà la fede in me". Gesù domanda che cosa di fatto sono venuti a vedere. Se è un profeta che volevano vedere, l'hanno visto! Hanno avuto ragione di andare a trovare Giovanni Battista, poiché la legge e i profeti lo avevano designato. La parabola che segue, e che non fa parte del nostro testo di oggi, dà una risposta che ci illumina: di fatto gli uomini non sanno quello che vogliono. Essi corrono dietro a chiunque prometta loro del sensazionale. In questa terza domenica di Avvento, chiamata domenica «Gaudete», la nostra attenzione si concentra sulla figura di Giovanni il Battista il quale non è più nel deserto, non può più parlare, non ha attorno a sé le folle che chiedono un battesimo di penitenza. Ora lui è solo: è stato rinchiuso nel carcere da Erode Antipa, un potente di questo mondo che non sopporta le critiche rivoltegli dal Battista circa il suo legame illecito con Erodiade, moglie di suo fratello. In questa situazione di umiliazione e sofferenza sente «parlare delle opere del Cristo», del Messia che lui, ispirato da Dio, aveva annunciato. Giovanni attendeva un Messia con i tratti del giudice severo, che avrebbe tagliato con la scure gli alberi che non danno frutto e bruciato la paglia con fuoco inestinguibile; e invece apprende che Gesù siede a mensa con i peccatori, che prova compassione per le folle, che sembra annunciare solo la misericordia di Dio. Questo Messia non era esattamente come Giovanni l'attendeva. Ed è per questo che egli per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: "Sei tu Colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?"». La risposta che Gesù dà loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». A questa risposta Giovanni credette. Il Battista dal carcere accolse quest'ultima rivelazione di Gesù. Egli diede la vita per testimoniare la fede in Gesù. Ecco la chiave per comprendere bene le parole conclusive del Signore: «fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel Regno dei Cieli è più grande di lui».
|
|
PAROLA DELLA SETTIMANA : PRIMA SETTIMANA DI DICEMBRE 2022
|
Inviato da Alba il 30/11/2022 10:50:00 (199 letture) |
La predicazione di Giovanni Battista è il segnale dell'inizio dell'azione pubblica di Gesù. Con il suo discorso che chiama alla conversione, la presenza vicina diventa il messaggio di Gesù: "Il regno dei cieli è vicino!", e la differenza con questo si fa chiara: i battesimi di Giovanni non permettono di rimettere i peccati. L'avvenire di ognuno dipende dalle proprie azioni: "Fate frutti degni di conversione!". Tuttavia l'avvenire è anche nelle mani di Dio, cioè nelle mani di Gesù, che verrà dopo Giovanni: la mano che separa il buon grano dalla zizzania compirà presto la sua opera. Il giudizio che verrà è anche la ragione per cui Giovanni invita alla conversione. Anche se Giovanni Battista non ha ancora un'idea chiara di Colui che verrà dopo di lui, sa una cosa: Egli è il più forte. Il messaggio evangelico prima di essere un insegnamento è un "annuncio", un grido di gioia: viene il Regno di Dio. Ma cosa è questo "Regno di Dio"? Nella sua semplicissima struttura, questo annuncio risulta composto da un imperativo: convertitevi! e da un indicativo: il regno dei cieli è vicino. L'Avvento, un periodo di conversione che ci avvicina all'evento del 25 dicembre. Dobbiamo fare deserto nel nostro cuore e ascoltare la voce dello Spirito. Dobbiamo impegnarci con fiducia. Dobbiamo mettere in campo anche la coerenza di ogni giorno nell'agire. Accorrevano da Giovanni da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile".
|
|
PAROLA DELLA SETTIMANA : FINE NOVEMBRE E INIZIO DICEMBRE 2022
|
Inviato da Alba il 26/11/2022 5:20:00 (210 letture) |
Siamo all'inizio dell'anno liturgico. Si tratta di abbandonare le abitudini e le usanze, di convertirsi e di ripartire da zero. L'uomo ha nelle sue mani la propria salvezza o la propria perdizione. Ecco perché il brano di Vangelo di questa domenica si conclude con un appello alla vigilanza. Ogni anno la Madre Chiesa ci dà la possibilità di ripartire, rinnovarci, rivivere i misteri della vita di Cristo attraverso l'anno liturgico. Ogni anno abbiamo tra le mani l'occasione di lasciarci trasformare dalla Parola e dalla delicatezza dello Spirito. Gesù ci chiama a vigilare, a vivere attenti. Spesso viviamo la fede come un'abitudine, un rito o una formalità. La nostra fede è stanca, ripetitiva e monotona. In questo tempo di Avvento, il Maestro ci chiama a rinnovarci, a ripartire, a rimettere ordine e passione nel nostro cammino di fede, a ritornare a Lui. Vegliare, dunque, per accorgersi di chi sta male e ha bisogno di un sorriso, di ascolto, di tempo; per riscoprire la bellezza del silenzio e della preghiera; per far crescere il gusto dell'attesa ed essere pronto ad accogliere Gesù che viene. Lui, per fortuna, non si è ancora stancato di noi.
|
|
PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI NOVEMBRE 2022
|
Inviato da Alba il 17/11/2022 10:50:00 (196 letture) |
I membri del Sinedrio, che avevano consegnato Gesù a Pilato e ai soldati che dovevano crocifiggerlo, pensavano di essersi liberati di un uomo pio, certo, ma pericoloso politicamente. Ora, essi sono ai piedi della croce e lo scherniscono chiamandolo Messia, eletto di Dio, re. Ma Gesù, proprio in quanto Messia e Re nel compimento del piano eterno di salvezza, ingaggia sulla croce una lotta sanguinosa contro Satana, che aveva soggiogato l'uomo sull'albero del paradiso. Ora, sull'albero della croce, Cristo gli inferisce un colpo mortale e salva l'uomo. Gesù poteva scendere dalla croce e salvarsi; ma non l'ha fatto, perché altrimenti non ci avrebbe salvato. Ed ecco che raccoglie i frutti della sua passione: uno dei due ladroni crocifissi ai suoi fianchi confessa i propri peccati ed esorta l'altro a fare lo stesso, ma, soprattutto, professa la sua fede: Gesù è Re! Il Re crocifisso gli assicura in modo solenne: "Oggi sarai con me in paradiso". Adamo aveva chiuso a tutti le porte del paradiso, Gesù, vincitore del peccato, della morte e di Satana, apre le porte del paradiso anche ai più grandi peccatori, purché si convertano, sia pure nel momento della loro morte. Del resto, noi ben conosciamo molte conversioni simili. Prima di iniziare l'Avvento, la liturgia ci mette davanti agli occhi la novità di un Dio che presenta la sua regalità dal trono della Croce. Questa domenica è la festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo. C'era scritto sulla croce! Un Re con le mani forate, in testa dei chiodi e per trono, una croce! Questo è il nostro Re e non a caso è questo il simbolo dei cristiani. E' un Re talmente potente da lavare i piedi ai suoi discepoli, e dare un boccone a chi lo stava per consegnare nelle mani dei suoi assassini. Gesù dice che il suo Regno non è di questo mondo. Dio mi ama fino a morirne: questa è la bella notizia del cristianesimo. Un Dio che mi ama anche se lo rinnego, anche se lo tradisco, anche se lo rifiuto. Insomma il nostro Re non pretende nulla ma semplicemente mi ama di un amore grande. Se siamo figli del Re allora guardiamo alla croce come misura dell'amore. La bella notizia di questa Domenica è che siamo figli di un Re differente dagli altri che ci ama alla follia e che ci chiede semplicemente di lasciarci raggiungere dal suo amore.
|
|
PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETTIMANA DI NOVEMBRE 2022
|
Inviato da Alba il 12/11/2022 10:50:00 (201 letture) |
I discepoli ammirano l’architettura del tempio. Gli occhi di Gesù si spingono più in là: Egli vede la distruzione di Gerusalemme, i cataclismi naturali, i segni dal cielo, le persecuzioni della Chiesa e l’apparizione di falsi profeti. Sono manifestazioni della decomposizione del vecchio mondo segnato dal peccato e dalle doglie del parto di nuovi cieli e di una terra nuova. In tutte le pressioni e le estorsioni esercitate sulla Chiesa, noi non dovremmo vedere qualche cupa tragedia, perché esse purificano la nostra fede e confortano la nostra speranza. Esse sono altrettante occasioni per testimoniare Cristo. Altrimenti il mondo non conoscerebbe il suo Vangelo né la forza del suo amore. Ma un pericolo più grande incombe su di noi: si tratta dei falsi profeti che si fanno passare per Cristo o che parlano in suo nome. Approfittando delle inquietudini e dei rivolgimenti causati dalla storia, i falsi profeti guadagnano alle loro ideologie, alle loro idee pseudo-scientifiche sul mondo e alle loro pseudo-religioni. La vera venuta di Cristo sarà invece così evidente che nessuno ne dubiterà. Gesù incoraggia i suoi discepoli di ogni tempo a rimanere al suo fianco sino alla fine. Egli trasformerà tutte le infelicità, tutti i fallimenti e persino la morte del martire in risurrezione gloriosa e in adorazione. Gesù annuncia: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». E' quello che avverrà davvero nel 70 d.C. quando i Romani distruggeranno il tempio, lasciando solo il famoso "muro del pianto". Per i giudei, il tempio era la casa di Dio, un oggetto di fede, un luogo idolatrico, una falsa garanzia di salvezza. La fede di molti contemporanei di Gesù era indirizzata al tempio, non al Dio di Jahvè. Geremia lo aveva detto secoli prima: «Non basta ripetere: Tempio del Signore, e pensare che esso possa salvare, ma occorre vivere secondo la volontà di Dio e praticare la giustizia». Luca racconta ciò che i primi cristiani vivevano: persecuzioni, accuse, torture. Angosciati, iniziavano a chiedersi: "Ma Dio dov'è?". L'angoscia, anche pastorale, è molto diffusa oggi: "Va sempre peggio, dove andremo a finire? Una volta non era così". State sereni, dice Gesù. Terremoti, carestie, pestilenze, non sono i segni della fine, come qualche predicatore insiste ad affermare. I discepoli però sono curiosi: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Gesù non spiega come o quando verrà la fine, ma sposta l'attenzione sul "come" ci si prepara. Non deve essere il "quando" a incuriosire, ma il come" prepararci. La bella notizia di questa domenica? Nessuno ha potere su di noi, perché siamo nelle Sue mani. Nessuna paura.
|
|
|
|
Dalle Rubriche
Power point
Dalla Galleria foto
Cerca nel Sito
|