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PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETTIMANA DI GENNAIO 2022
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Inviato da Alba il 9/1/2022 3:40:00 (277 letture) |
La domenica 9 gennaio 2022 è l'ultimo giorno del Tempo di Natale e il lunedì 10 gennaio inizia la prima parte del Tempo Ordinario. Lo Spirito Santo giunge ad attestare in modo solenne la divinità di Gesù nel momento in cui ha compiuto, come un uomo qualsiasi, il gesto penitenziale, essendosi sottoposto al battesimo di Giovanni. Cristo, vero Dio e vero uomo, ci insegna la verità del nostro essere. Feriti dal peccato, purificati dal Battesimo, ad ogni passo possiamo scegliere Dio e il suo amore o rifiutarlo. Seguire le orme di Gesù, significa assicurarsi un cammino che, nonostante sia stretto e sassoso, conduce alla vita eterna, alla vera beatitudine. Mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, che aveva 30 anni, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento». Abbiamo appena celebrato la festa dell'Epifania, che non è la festa dei Re Magi. Epifania significa manifestazione; la festa, dopo il Natale che celebra il fatto della nascita di Gesù, vuole ricordare il perché egli è nato: non per restare nascosto, o per rivelarsi a qualche privilegiato, ma per farsi conoscere da tutti. Gesù non aveva peccati; non aveva dunque bisogno del battesimo che impartiva Giovanni; nondimeno, vincendo le resistenze di quest'ultimo, volle anche lui sottoporsi al rito. Alla luce di quanto è successo poi, si comprende il perché: mettendosi tra i peccatori, Gesù voleva significare che assumeva su di sé le loro colpe, per espiarle col sacrificio della croce. Questo avvenimento rivela la Trinità; la voce è quella del Padre, che si rivolge al Figlio, presente lo Spirito Santo: ecco l'unico Dio in tre Persone. Si manifesta anche la compresenza in Gesù della divinità e della umanità; l'uomo che esce dall'acqua è riconosciuto dal Padre come il suo amato Figlio: Gesù è uomo e Dio.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : PRIMA SETTIMANA DI GENNAIO 2022
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Inviato da Alba il 1/1/2022 6:50:00 (293 letture) |
L'evento dell'incarnazione del Verbo è la rivelazione perfetta del mistero di Dio. Il disegno misterioso di Dio sull'umanità ora è pienamente svelato: a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. È la suprema rivelazione della dignità di ogni persona, della singolare preziosità di ogni uomo. Abbiamo ascoltato il prologo del quarto Vangelo, ma, se già è stato letto nel giorno di Natale, perché la Chiesa oggi lo ripropone? Lo fa perché ci invita a tornare a Betlemme, a rimetterci dinanzi al presepio e contemplare il grande mistero dell'Incarnazione, della Parola che si è fatta carne: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». Ma l'umanità accoglie il progetto di Dio? Essere veri credenti è difficile: la fede è una vera lotta con se stessi e con il proprio orgoglio; la fede è consegnarsi a Dio, è lasciarsi condurre da lui. L'evangelista Luca, nel suo Vangelo, riferisce un formidabile interrogativo posto da Gesù: «Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». A questa domanda il Vangelo non dà risposta perché la risposta la deve dare ciascuno di noi. San Giovanni scrive che «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta». Dio è la vita: è possibile chiudersi a Dio, è possibile rifiutarlo, ma senza Dio si muore. Scrive san Giovanni: «senza di me non potete far nulla». Noi non possiamo vivere senza Dio, non possiamo vivere senza la luce e, nonostante le nostre fragilità, non dobbiamo mai perdere la fede in Dio, in Colui che tutto può»! I Padri della Chiesa asseriscono che i semi del Verbo sono in ogni persona, e questo ci riempie di gratitudine e di speranza. Però, se la luce spesso non trova accoglienza dipende anche da noi cristiani, che invece di dare testimonianza alla luce continuiamo a brancolare nelle tenebre in mezzo ad ambiguità e a compromessi. Il Vangelo di oggi ci invita ad incontrare Cristo, che è la luce vera, ad incontrare il «Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». La Parola eterna si è fatta carne, Colui che era fin da principio si è fatto uomo, l'Invisibile si è fatto visibile. Sì, la vita eterna di Dio si è manifestata come vita di quel Gesù che ha potuto essere ascoltato, visto, contemplato. Il prologo si conclude con quell'affermazione straordinaria che contiene in sé tutta la singolarità del cristianesimo: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è Lui che lo ha rivelato». Questa verità richiede solo un ascolto obbediente alla parola del Salvatore e a vivere facendo sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : FINE DICEMBRE 2021 E INIZIO GENNAIO 2022
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Inviato da Alba il 26/12/2021 0:50:00 (579 letture) |
In questa giornata di solito si celebra Santo Stefano, ma quando è domenica, la si dedica a riflettere sulla famiglia di Gesù. Ecco il fatto: Gesù aveva dodici anni, quando con sua Madre, con Giuseppe e con una comitiva di parenti e conoscenti, andò a Gerusalemme a celebrarvi la Pasqua. Verosimilmente, tuttora, a quell'età, i fanciulli ebrei sul piano religioso diventano adulti, assumendosi appieno le relative responsabilità; lo suggerisce il particolare che appunto come un adulto egli si trattenne nel tempio ad ascoltare e interrogare i maestri nella fede, e come un adulto senza doverne chiedere il permesso ai genitori. Questi ultimi, già avviati sulla via del ritorno, quando si accorsero che non era nella comitiva tornarono a cercarlo. Trovatolo, Maria gli chiese perché avesse fatto in quel modo. Essi, padre e madre, angosciati lo cercavano, ma egli diede loro una risposta inattesa: rispose che dovevano sapere che lui doveva occuparsi delle cose del Padre suo. Quel Padre, che non era Giuseppe, occupava la mente e il cuore già del Gesù ragazzo, come poi sarebbe stato per tutta la sua vita terrena sino a quando, prima di spirare sulla croce, gridando a gran voce disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Peraltro, anche Giuseppe si preoccupò di attuare, in umile obbedienza, la non facile missione che Dio gli aveva affidato. E così la Madre, autodefinitasi "serva del Signore". Tutti e tre dunque i componenti della famiglia di Nazaret, Gesù, Maria e Giuseppe, avevano in Dio il loro riferimento, la loro guida; era lui il basilare legame che li teneva insieme. Ecco perché la domenica dopo Natale porta il nome di Festa della Sacra Famiglia. Amarsi non è guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione; e per i cristiani la direzione è quella della meta cui è offerto loro di tendere. Per questo la famiglia di Nazaret è un esempio, un modello. La loro non è stata una vita facile: Giuseppe si è accollato un figlio non suo; la Madre se l'è visto inchiodare a una croce; delle sofferenze di lui, poi, non parliamo neppure. Non è stata una vita facile; ma sono rimasti uniti, e uniti con amore, perché ciascuno di loro era teso a realizzarsi non secondo calcoli di umana convenienza, di personale interesse, ma secondo Dio.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI DICEMBRE 2021
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Inviato da Alba il 18/12/2021 4:50:00 (271 letture) |
Siamo ormai a ridosso del Natale e la liturgia ci presenta la figura di Maria nel suo meraviglioso incontro con Elisabetta. Il Vangelo ci rivela come si sono realizzati la venuta del Messia e il mistero della redenzione che essa contiene. La persona di Maria, la sua fede, il suo "sì", la sua maternità, sono le vie scelte da Dio per fare visita ai suoi e portare la salvezza a tutti gli uomini. Il centro dell'avvenimento evangelico si sviluppa proprio attorno a Maria. Si capisce la ragione della visita a sua cugina Elisabetta nel messaggio dell'angelo. Ella si dirige rapidamente verso il villaggio in Giudea, perché la grazia ricevuta da sua cugina Elisabetta, che diventerà mamma, la riempie di gioia. Il suo saluto ha un effetto meraviglioso su Elisabetta e sul bambino. Tutti e due si impregnano di Spirito Santo. Elisabetta sente il bambino sussultare dentro di sé. Dal bambino l'azione dello Spirito è trasmessa anche ad Elisabetta, cosa che la conduce a riconoscere in Maria la Madre del suo Signore. Sotto l'ispirazione dello Spirito, conosce il mistero del messaggio dell'angelo a sua cugina Maria, e la riconosce "felice" in ragione della fede con la quale Ella l'ha ricevuto. La testimonianza di Elisabetta è la più antica testimonianza della venerazione della prima Chiesa per la Madre del Salvatore. Un cuore toccato dalla grazia, colpito dall'amore, che sovrabbonda di gioia, vorrebbe condividere con tutti questa gioia. Maria ha ricevuto tanto, ha ricevuto il TUTTO e non vede l'ora di condividerlo. Maria rivela "la fonte" della sua "vitalità": un cuore colmo di Dio, colmo di gratitudine e lode nei suoi confronti. Maria sa leggere la sua storia personale e dell'intera umanità con la categoria della misericordia divina. Riconosce le cose belle che sta operando in lei, sua umile serva. Dio anche in noi vuol operare tante cose belle. A noi chiede di credergli. Credere nella sua Onnipotenza, credere nella sua Parola, credere che Lui è capace di far nascere vita nuova. Credere, appoggiandoci su Colui che è capace di fare in noi, sue piccole creature, cose grandi e meravigliose!
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PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETTIMANA DI DICEMBRE 2021
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Inviato da Alba il 11/12/2021 7:20:00 (293 letture) |
L'annuncio profetico di Giovanni Battista trova un'eco in quelli che lo ascoltano. Vanno da lui per domandargli che cosa debbano fare. Giovanni si rifà alla tradizione dei profeti e risponde che la condizione necessaria è il compimento del comandamento dell'amore del proprio prossimo, espressione reale dell'amore di Dio. Giovanni non esige la durezza della vita che egli conduce, non disapprova neanche le attività proprie ai laici che vanno verso di lui. Tuttavia, egli sa indicare a ognuno quello che deve convertire in se stesso, e come realizzare i propri doveri verso il prossimo. Quando gli si domanda se egli sia il Messia, Giovanni Battista risponde di no, e non accetta alcun legame alla sua persona, nessuna adesione personale qualunque essa sia. Con umiltà proclama che il Messia si trova sulla terra, che lui solo possiede il battesimo vero. Questo non si farà con l'acqua, ma con lo Spirito Santo e il fuoco, per tutti coloro che vorranno vivere la conversione completa. Solo il Messia potrà riunire il frumento e bruciare la paglia in un rogo, dettare il giudizio della misericordia. Giovanni non è neanche degno di slegare i suoi sandali; a lui, Giovanni, è stato solo chiesto di preparare il cammino del Signore. Quando l'evangelista Luca scrive il suo Vangelo, la Chiesa amministra il Battesimo dello Spirito Santo, già da decenni. L'umanità deve modificare il suo modo di vivere il presente. Le folle di uomini, descritte nell'odierno vangelo, attenti alle parole del precursore, diventano consapevoli che bisogna cambiare la condotta della propria vita e domandano, con ansia che cosa debbano fare. Noi crediamo in un Dio onnipotente, che nonostante la sua onnipotenza ha un altissimo rispetto della nostra libertà. Se noi vogliamo capire il significato della nostra redenzione dobbiamo guardare il crocifisso, come gli israeliti, che nel deserto guardarono il serpente di bronzo innalzato su di un'asta nel deserto. Questa domenica, chiamata Gaudete a motivo dell'introito, è come una pausa fortificante nel cammino d'avvento, perché vediamo in lontananza l'atteso delle genti e ci diamo da fare per accoglierlo come si deve. In questa domenica della gioia, tutte le letture e la stessa colletta proclamano la gioia del popolo, che attende con fede il Natale del Signore. Sentiamo come comunità, famiglia e singoli la necessità di cambiare la nostra mentalità per adeguarci al pensare e all'agire divino. Attendiamo in quanto cristiani la venuta del Signore. La salvezza è da Dio offerta a tutti.
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