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PAROLA DELLA SETTIMANA : QUARTA SETTIMANA DI APRILE 2022
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Inviato da Alba il 22/4/2022 0:00:00 (512 letture) |
Partecipando al sacrificio della Messa, noi ascoltiamo ogni volta le parole di Cristo che si rivolge agli apostoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace". Inoltre, imploriamo il Signore di concederci "unità e pace secondo la sua volontà" e di donare "la pace ai nostri giorni". Ogni volta che apparve agli apostoli Cristo, dopo aver vinto la morte, augurò la pace, sapendo quanto tutti loro la desiderassero. Nel conferire agli apostoli il potere di rimettere i peccati, Cristo ha portato la pace nell'anima inquieta dell'uomo. L'anima creata da Dio ha nostalgia di Dio. La pace con Dio è il fondamento della pace tra gli uomini. Liberato dalla schiavitù del peccato, l'uomo è in pace, ha l'anima in festa, in pace. La pace regna sui cuori puri. È partendo dalla pace interiore, quella del cuore, appoggiandosi ad essa, che si può stabilire la pace esteriore: in famiglia, fra vicini, in seno alla Chiesa, tra i popoli. Dio chiama tutti gli uomini ad unirsi al suo popolo unico. Il suo desiderio, che è di riunire tutti gli uomini in seno ad un'unica comunità per salvarli, è già espresso nell'Antico Testamento. Gli Ebrei capirono di essere un popolo unico nella lontana notte di Pasqua in cui Dio li separò dagli Egiziani ed indicò loro la Terra promessa. La Pasqua viene per ricordare questo avvenimento alle generazioni successive: ha il sentimento di essere di nuovo condotto fuori dall'Egitto per essere salvato. Allo stesso modo, il nuovo popolo di Dio è nato il giorno di Pasqua, quando la concordia eterna fu rinnovata e suggellata dal sangue del Figlio di Dio. Questo popolo creato da Cristo è precisamente la Chiesa. Gli uomini assomigliano a piccoli universi, chiusi e segreti. Ciò nonostante, il Creatore ha dato agli uomini anche il gusto di riunirsi in gruppi, di vivere, di lavorare, di creare in comune. Dio ha voluto allo stesso tempo assicurare loro la salvezza in quanto comunità, la salvezza del suo popolo. Accettare la salvezza promessa da Dio significa nello stesso tempo integrarsi al nuovo popolo riunito da Cristo, in seno al quale tutti usano i medesimi strumenti della grazia, cioè i sacramenti, scaturiti dalla Passione di Cristo. In diversi momenti, il Nuovo Testamento designa Cristo come il volto visibile di Dio, l'immagine del Padre, il suo segno Cristo è come un sacramento che significa e trasmette l'amore del Padre. È un segno carico di significato e di forza di salvezza; in lui si trovano riuniti il perdono del Padre e la filiazione. In questo senso, Cristo appare come il primo sacramento nato dall'amore di Dio, la fonte di tutti i sacramenti. I sacramenti possono esistere solamente perché in loro Cristo stesso è presente ed agisce. Come una madre premurosa, la Chiesa si sforza di spiritualizzare tutta la vita dei suoi figli e delle sue figlie. Vivere la spiritualità, provare la pace dell'anima è tentare di dare un carattere divino al quotidiano attraverso il flusso di grazie, di sapienza, di sentimenti, di consolazione che viene da Dio. Per ottenere la salvezza, egli ci fa pervenire, in un modo o nell'altro, a raggiungere Cristo. Ci fa camminare la mano nella mano con i figli del popolo di Dio, ci dirige verso un destino comune sotto l'egida di Cristo che si occupa di noi, ci perdona, ci santifica e ci concede la pace. Ascolta, Padre, le preghiere che ti rivolgiamo nella festa di san Marco: esaudiscile secondo la tua volontà e facci testimoni del Cristo Messia e Salvatore che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI APRILE 2022
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Inviato da Alba il 16/4/2022 9:10:00 (243 letture) |
Che cos'è che fa correre l'apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo Maestro. "Vide e credette". Credo che non sia stato così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo Maestro. La ragione non comprende, ma l'amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l'intuizione dell'amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un'amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora da Simon Pietro e da Giovanni, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche Giovanni, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti. La fede è la virtù somma che viene auspicata per ognuno che si metta in cammino verso Dio. In Dio la mia vita è sin da ora perfettamente compiuta, perché il nemico di sempre, la morte, è sconfitta una volta per tutte. Oggi prego in particolare perché la fede che ho ricevuto in dono diventi in me sempre più consapevole. "L'uomo non raggiunge veramente se stesso tramite ciò che fa, bensì tramite ciò che riceve. Egli è tenuto ad attendere il dono dell'amore, e non può accogliere l'amore che sotto forma di gratuita elargizione"
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PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETTIMANA DI APRILE 2022
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Inviato da Alba il 9/4/2022 8:50:00 (240 letture) |
Festeggiamo oggi l'entrata messianica di Gesù a Gerusalemme; in ricordo del suo trionfo, benediciamo le palme e leggiamo il racconto della sua passione e della sua morte. La sofferenza fa parte della missione del servo. Essa fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di oggi. Ma nella sofferenza risiede la vittoria. "Egli spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce". L'intera gloria del servo di Iahvè è nello spogliarsi completamente, nell'abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino alla morte. L'elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati. La divinità è l'amore che si è manifestato con più forza proprio sulla croce, dalla quale è scaturito il grido di fiducia filiale nel Padre. "Dopo queste parole Egli rese lo spirito", e noi ci inginocchiamo - secondo la liturgia della Messa - e ci immergiamo nella preghiera e nella meditazione. Questo istante di silenzio totale è essenziale, indispensabile a ciascuno di noi.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : PRIMA SETTIMANA DI APRILE 2022
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Inviato da Alba il 2/4/2022 10:40:00 (458 letture) |
E' vicino il momento in cui Cristo farà la rivelazione più radicale e più incomprensibile per l'uomo: morire sulla croce. È uno "scandalo per gli Ebrei, follia per i popoli pagani". Già prima Gesù aveva parlato ai suoi discepoli della croce, che li stupì e li confuse. Gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». Gesù mette in evidenza l'ipocrisia dei farisei, invitando chi è senza peccato a scagliare per primo la pietra contro la donna. Mette in evidenza la loro ignoranza colpevole della legge che insegna che Dio, essendo potente sovrano, giudica con moderazione e governa con indulgenza, perché Egli opera tutto ciò che vuole. Infine, e questo è il punto più importante del Vangelo, Gesù insegna alle folle che non esiste più grande manifestazione di potere che il perdono. La morte stessa non ha un così grande potere. In effetti, solo il potere di Cristo, che muore crocifisso per amore, è capace di dare la vita.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : FINE MARZO E INIZIO APRILE 2022
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Inviato da Alba il 25/3/2022 12:20:00 (481 letture) |
La Chiesa, Madre e Maestra, suggerisce alla nostra meditazione in questo tempo quaresimale la parabola del "fariseo e del pubblicano". Non lasciamoci sfiorare dalla tentazione dell'orgoglio, cioè di sentirci migliori degli altri. Nella preghiera del fariseo egli nomina Dio solo all'inizio, perché poi Dio scompare subito per lasciare spazio esclusivamente al suo io ingombrante che occupa tutta la sua pseudo-preghiera. Il pubblicano tutto al contrario: fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto e fece una preghiera brevissima: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». La parabola ci fa conoscere alla fine il giudizio di Dio: il fariseo, che rendeva grazie per la propria giustizia, ritorna a casa non giustificato, mentre il pubblicano, che si era riconosciuto peccatore, torna a casa giustificato. Impariamo a fare con tutto il cuore la preghiera del pubblicano. Abituiamoci anche a pregare Gesù per i nostri fratelli, perché ottengano l'aiuto di Dio per vivere da bravi cristiani e siano protetti dalle malattie e dalle guerre.
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