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PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022
Inviato da Alba il 15/10/2022 8:30:00 (209 letture)


TERZA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022


Gesù prende posizione su questa terra priva di ogni pietà, per mezzo della risposta personale della sua propria sofferenza agonizzante. Neanche Lui viene ascoltato, ma si abbandona ciecamente a suo Padre, dalla sua croce, che ottiene per tutti la liberazione.  Dio viene spesso definito come il Giudice giusto e ideale, che difende la causa dell'orfano e della vedova, del povero e del forestiero, i quali gridano a Lui che li ascolta e non mancherà di intervenire in loro favore. Certamente la giustizia di Dio si differenzia da quella umana perché in Lui il giudizio è affinato dalla misericordia e piuttosto che sopprimere il colpevole usa pazienza affinché questi si redima e si converta. Dio è un Padre amorevole e misericordioso capace di guardare tutti e ciascuno con la dovuta profondità, come quando si ammira qualcosa di prezioso e di irrinunciabile. Come Padre misericordioso, Egli ascolta sempre la preghiera di chiunque. Dio non è mai infastidito dalla nostra preghiera, ma presta attenzione a tutti senza discriminazione. Il suo atteggiamento non è quello del giudice iniquo, ma quello del Padre che presta attenzione alle richieste dei suoi figli. La preghiera continua e incessante è espressione della fiducia in Dio. Credere vuol dire affidarsi completamente a Lui. Fare affidamento al Signore degli eserciti, trarre da Lui il coraggio e la forza necessaria è espresso con l'apertura delle mani verso l'alto e anche questo gesto è allusivo alla fede. La fede incondizionata la si accresce solamente con il ricorso alla preghiera. Aver fiducia in Dio porta a vivere la fede con radicalità, poiché fidarsi di Dio è familiarizzare con lui guardandolo con occhi di assoluta libertà e confidenza; la preghiera è il mezzo con cui esprimere questa fiducia disinvolta, l'espediente con cui ci si affida, ci si eleva e ci si dona, vivendo l'incontro con Dio, che scopriamo sempre più vicino a noi e nostro solidale amico. Gesù si chiede, dalla sua croce: quando ritornerò a voi troverò tutta questa fede?



PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022
Inviato da Alba il 7/10/2022 14:00:00 (236 letture)


SECONDA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022


"La tua fede ti ha salvato". Il lebbroso samaritano, il solo straniero nel gruppo che è andato incontro a Gesù per supplicarlo. Il solo, anche, a ritornare sui suoi passi per rendergli grazie. Il suo gesto religioso, prostrarsi ai piedi di Gesù, significava anche che egli sapeva di non avere nulla che non avesse ricevuto. La fede, dono di Cristo, porta alla salvezza. "E gli altri nove, dove sono?". Gli altri nove avevano obbedito all'ordine di Gesù e si erano presentati ai sacerdoti, dando così prova di una fede appena nata. Ma non hanno agito di conseguenza, una volta purificati, tornando verso Gesù, la sola via per arrivare al Padre, mediatore indispensabile per la glorificazione di Dio. La misericordia di Gesù verso colui che non possiede altro che la sua povertà e il suo peccato, ma che si volge verso il Signore per trovare il perdono e la riconciliazione, non è solo fonte di salvezza personale, ma anche di reintegrazione nella comunità di culto del popolo di Dio. Nella Chiesa, la fede di coloro che sono stati riscattati diventa azione di grazie al Padre per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo. I lebbrosi, rivolgendosi a Gesù, sicuramente sono animati dal desiderio di ricevere qualcosa; forse non sperano nella guarigione, ma almeno in un'elemosina. Gesù invita i lebbrosi a presentarsi ai sacerdoti, deputati ad attestare i segni della guarigione. Il cambiamento richiede che ciascuno si riconosca lebbroso, perché chi pensa di non aver bisogno di Cristo non chiederà mai il suo aiuto. Poi è necessario disporsi in cammino in obbedienza alla Parola, anche se ancora non si è ottenuto quanto richiesto e persino se si pensa che sarà difficile ricevere quel beneficio. Mentre cammini ti accorgi che il dono è già promesso nell'atto creatore e scritto dentro di te; è mentre cammini che scorgi un orizzonte di bellezza che non avresti potuto cogliere se fossi rimasto fermo a crogiolarti. Poi inizia un'altra storia. Il gruppo si divide tra i molti e l'unico. Solo uno torna a ringraziare. Gli altri hanno obbedito al comando di Gesù, recandosi dai sacerdoti. Si sono inseriti in un percorso tradizionale, mentre la fede richiede qualcosa in più. Anche oggi alcuni dicono che credono in Dio, ma non sono praticanti. Questi non hanno conosciuto Cristo e non entrano in relazione con Lui. Fede è un contatto continuo con Gesù, è toccare il suo corpo masticando Parola e sacramenti, che hanno senso se conducono alla consegna libera e gioiosa della vita a Colui che si riconosce origine, sostegno e fine dell'esistenza. La fede chiede di essere celebrata nell'incontro tra un corpo ferito e guarito e quello del Salvatore; essa è un abbraccio che fa risuonare la gratuità di Dio e la gratitudine dell'uomo. «Alzati e va'» per iniziare nuovi cammini, da guariti diventare guaritori, da stranieri divenire intimi di Gesù. Questo dipende da quanto amore per Cristo la mia fede è capace di generare.




PAROLA DELLA SETTIMANA : PRIMA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022
Inviato da Alba il 1/10/2022 8:50:00 (258 letture)


PRIMA SETTIMANA DI OTTOBRE 2022


È un male molto diffuso tra i credenti quello di considerare la fede come un atteggiamento puramente intellettuale, come la semplice accettazione di alcune verità. Cioè una fede che si traduce in una presa di posizione teorica, senza una vera incidenza sulla vita. Questo squilibrio ha come conseguenza l'esitazione davanti alle difficoltà che incontriamo ogni giorno e che sono sovente insormontabili, se noi non siamo abbastanza radicati in Dio. Le due brevi parabole del testo evangelico ricordano due proprietà della fede: l'intensità e la gratuità. Per mettere in rilievo il valore di una fede minima, ma solida, Cristo insiste sugli effetti che può produrre: cambiare di posto anche all'albero più profondamente radicato. Per insistere sulla fede come dono di Dio, porta l'esempio del servitore che pone il servizio del suo amore prima di provvedere ai suoi propri bisogni.  Questo brano del Vangelo si apre con una domanda degli apostoli rivolta a Gesù: «Signore, accresci in noi la fede!». La fede è un dono di Dio per chi si apre al suo Amore, rispondendo alla sua chiamata e fidandosi delle sue promesse: della fede non si è padroni né la si può imporre agli altri, ma la si può solo accogliere con gratitudine, ben sapendo che «la fede non è di tutti». Avere fede significa aderire con tutti se stessi a Dio che ci ha amati per primo, ascoltare la «sua voce e non indurire il nostro cuore», avere una fiducia salda in Lui che non viene meno di fronte alle difficoltà anche le più grandi e di fronte alle incomprensioni più dolorose. Più volte Gesù si rivolge ad alcune persone dicendo: «La tua fede ti ha salvato!». Sforziamoci di vivere come Gesù ha vissuto.


PAROLA DELLA SETTIMANA : PAROLA DELLA SETTIMANA
Inviato da Alba il 24/9/2022 20:00:00 (221 letture)




PAROLA DELLA SETTIMANA




Con questa parabola Gesù ci richiama l'irreparabile eternità delle pene dell'inferno. È un discorso duro, ma viene dalle labbra di Gesù. Siamo avvertiti: non possiamo affidarci a una "misericordia" che non trovi corrispettivo nella nostra carità. Finché siamo quaggiù abbiamo tempo per compiere il bene, e in tal modo guadagnarci la felicità eterna: poi sarà troppo tardi. Gesù dà un senso anche alle sofferenze di Lazzaro: le ingiustizie terrene saranno largamente compensate nell'altra vita, l'unica che conta. Abbiamo il dovere di far conoscere a tutti, cominciando dalle persone che amiamo, la logica della giustizia divina: e questa è la forma più squisita della carità. C'è un ribaltamento tra le sorti terrene dei due uomini. Segue un dialogo tra il ricco e Abramo. In mezzo ai tormenti il primo si rivolge al patriarca chiedendogli di mandare Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnargli la lingua. Ma si sente rispondere da Abramo che nella vita, lui ha ricevuto i suoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora Lazzaro è consolato, lui invece è in mezzo ai tormenti. Occorre vivere il presente come l'oggi di Dio, sapendo che ci sarà il giudizio di Dio alla fine dei tempi, nel quale l'Onnipotente ci chiamerà a rendere conto del nostro comportamento e «renderà a ciascuno secondo le sue opere». Ma il ricco insiste, pregando Abramo di inviare Lazzaro ad avvertire i suoi fratelli di cambiare vita, ammonendoli «severamente» su ciò che li attende dopo la morte. Si sente però rispondere che hanno Mosè e i Profeti e devono ascoltarli. Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti. La fede si fonda sull'ascolto della Parola di Dio contenuta nelle Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento. Il ricco è condannato perché indifferente e chiuso agli altri, egoista. Le persone che non amano, non hanno carità, le istituzioni che non sono al servizio dei cittadini e del bene comune, davanti a Dio, sono come inesistenti.

PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI SETTEMBRE 2022
Inviato da Alba il 17/9/2022 8:40:00 (240 letture)


                   TERZA SETTIMANA DI SETTEMBRE 2022


Vi è prima una parabola e poi una serie di ammonimenti che commentano un elemento della parabola stessa e cioè l'uso del denaro. La parabola, come è ovvio, non loda il fattore perché è disonesto, ma perché ha la chiarezza e la decisione di imboccare l'unica via di salvezza che gli si prospetta. Si sa che l'arte di cavarsela è molto applicata nelle ambigue imprese di questo mondo. Lo è molto meno nella grande impresa della salvezza eterna. Perciò Gesù ci rimprovera di essere più pronti a salvarci dai mali mondani che dal male eterno, lui che da parte sua ha fatto di tutto perché fossimo salvati, fino a salire in croce per noi. Non ci decidiamo a credere che, se non portiamo il nostro peccato davanti a Dio, siamo perduti. Cominciamo le nostre Messe confessando i peccati che abbiamo commessi, ma usciti di chiesa ricominciamo a parlare di quelli altrui. Ci troviamo di fronte ad un brano del Vangelo che sembra sconcertante, in quanto Gesù loda la sagacia di un tale che, a prima vista, sembra un furbetto infedele al suo padrone. C'è poi il padrone che sicuramente doveva essere grande proprietario terriero che non si occupava della gestione ordinaria delle sue proprietà, e aveva lasciato a un uomo di sua fiducia la responsabilità di gestirle. Qualcuno andò dal padrone accusando l'amministratore di sperperare i suoi averi. Il padrone, da parte sua, convocò immediatamente l'amministratore per chiedergli il rendiconto. Il furbo amministratore andò chiamando i debitori e  propose loro di cambiare la ricevuta dove era annotato l'ammontare del debito. In base a quanto stabilito nel libro dell'Esodo: "Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all'indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse". L'amministratore propone loro di scrivere nelle nuove ricevute soltanto l'ammontare che avevano ricevuto in prestito, senza gli interessi. In questo modo l'amministratore infedele si costituisce un gruppo di amici, ai quali ha fatto delle concessioni ed agevolazioni, ma sui beni altrui e non sui suoi. Gesù dà per scontato che non merita lode tutto il suo comportamento, ma lo indica come modello d'intelligenza e di sagacia nella gestione di situazioni complicate, in un ambiente corrotto. Insegna così ai suoi ascoltatori che, per arrivare nelle "dimore eterne", alla gloria del cielo, quando si vive nel mondo reale, spesso ingiusto, occorre prudenza, astuzia, e agire con rettitudine. 

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