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PAROLA DELLA SETTIMANA : DOMENICA, 25 DICEMBRE 2022 - SANTO NATALE - MESSA DEL GIORNO
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Inviato da Alba il 20/12/2022 12:20:00 (204 letture) |
Il Verbo, la seconda persona della Santissima Trinità, si fa carne nel grembo della Vergine Maria per dare a chi Lo accoglie e a chi crede in Lui il "potere di diventare figli di Dio". Nel Verbo che si è fatto carne, questo Bambino di Betlemme, l'uomo trova l'adozione come figlio. Dio non è più un essere lontano, egli diventa suo Padre. "Come l'uomo potrebbe andare a Dio, se Dio non fosse venuto all'uomo? Come l'uomo si libererebbe della sua nascita mortale, se non fosse ricreato, secondo la fede, da una nuova nascita donata generosamente da Dio, grazie a quella che avvenne nel grembo della Vergine?". A quanti Lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. Dio si fa Uomo; la natura umana viene assunta dalla Persona divina del Verbo; Dio prende forma mortale e diventa uno di noi, anche se non cessa di essere Dio. Dio si fa uomo nel grembo di una giovane donna di paese, si affida alle cure formative di un semplice operaio e assume una dimensione sociale fra le più umili. Anche se in tutto e per tutto Uomo, il Verbo Incarnato Gesù Cristo non cessa di essere Dio e in quanto tale si propone di elevarci per renderci partecipi della stessa vita divina, del suo stesso Amore di Figlio in eterna comunione con il Padre nello Spirito Santo. Attraverso Gesù, nello Spirito siamo condotti fino al Padre e in questo consiste l'opportunità che ci offre il mistero dell'incarnazione. Questo è avvenuto perché noi abbandonassimo tutte le debolezze umane, le miserie morali, i desideri di ricchezza, l'egoismo, la mancanza di amore, il peccato. Le felicità a cui spesso ci leghiamo sono illusorie, mentre dobbiamo comprendere che la vera gioia si raggiuinge più nel dare che nel ricevere, che l'umiltà, la fede e l'amore ci aiutano a portare Dio anche a tutti coloro che incontriamo. Tanti auguri a tutti noi, perché arriviamo a comprendere e a vivere nel modo più giusto la gioia del Natale!
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PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI DICEMBRE 2022
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Inviato da Alba il 17/12/2022 8:30:00 (191 letture) |
Il Vangelo di oggi parla della "nascita di Gesù Cristo". "Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù". È dunque chiaro che san Matteo vuol dire che Giuseppe era il padre adottivo di Gesù. Ma chi è il vero Padre di Gesù? E' "per opera dello Spirito Santo" che Maria aspetta un bambino. Ma il testo esprime senza dubbio ancora qualcosa di più. Non è perché è stato generato in questo modo straordinario che Gesù è l'obiettivo della storia di Israele e il fondamento di una nuova comunità; si tratta piuttosto di capire che in Gesù Dio si è unito con noi uomini, come rimedio estremo e per sempre. E ciò per liberarci dalla fatalità della colpa del peccato. Ecco perché il Figlio di Maria deve portare il nome di Gesù, cioè: "Il Signore salva", ed ecco perché noi possiamo anche chiamare Gesù Emanuele, che si traduce "Dio è con noi". È il messaggio con il quale Matteo inizia il suo Vangelo. Dio onnipotente, che ci hai dato il pegno della redenzione eterna, ascolta la nostra preghiera: quanto più si avvicina il grande giorno della nostra salvezza, tanto più cresca il nostro fervore, per celebrare degnamente il mistero della nascita del tuo Figlio, che vive e regna nei secoli dei secoli. Giuseppe nella sua missione di portare avanti la tappa decisiva del disegno divino di salvezza per l'umanità, custodisce la vita di Maria e del suo Bambino. In Giuseppe, Dio ha donato a Maria il segno visibile e tangibile dell'amore di predilezione annunciato dall'angelo. Un padre e un amico prezioso nella lotta che la fede deve sostenere lungo il cammino.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETIMANA DI DICEMBRE 2022
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Inviato da Alba il 7/12/2022 14:40:00 (204 letture) |
Un colpo d'occhio sui capitoli precedenti del Vangelo di san Matteo mostra bene che la lunga lista di guarigioni e miracoli non è stata redatta a caso. Bisogna che diventi manifesto che in Gesù si compiono le speranze passate, anche se molte cose restano ancora incompiute. Non tutti i malati sono stati guariti, non tutto è diventato buono. Ecco perché si legge in conclusione questo ammonimento: "Felice colui che non abbandonerà la fede in me". Gesù domanda che cosa di fatto sono venuti a vedere. Se è un profeta che volevano vedere, l'hanno visto! Hanno avuto ragione di andare a trovare Giovanni Battista, poiché la legge e i profeti lo avevano designato. La parabola che segue, e che non fa parte del nostro testo di oggi, dà una risposta che ci illumina: di fatto gli uomini non sanno quello che vogliono. Essi corrono dietro a chiunque prometta loro del sensazionale. In questa terza domenica di Avvento, chiamata domenica «Gaudete», la nostra attenzione si concentra sulla figura di Giovanni il Battista il quale non è più nel deserto, non può più parlare, non ha attorno a sé le folle che chiedono un battesimo di penitenza. Ora lui è solo: è stato rinchiuso nel carcere da Erode Antipa, un potente di questo mondo che non sopporta le critiche rivoltegli dal Battista circa il suo legame illecito con Erodiade, moglie di suo fratello. In questa situazione di umiliazione e sofferenza sente «parlare delle opere del Cristo», del Messia che lui, ispirato da Dio, aveva annunciato. Giovanni attendeva un Messia con i tratti del giudice severo, che avrebbe tagliato con la scure gli alberi che non danno frutto e bruciato la paglia con fuoco inestinguibile; e invece apprende che Gesù siede a mensa con i peccatori, che prova compassione per le folle, che sembra annunciare solo la misericordia di Dio. Questo Messia non era esattamente come Giovanni l'attendeva. Ed è per questo che egli per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: "Sei tu Colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?"». La risposta che Gesù dà loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». A questa risposta Giovanni credette. Il Battista dal carcere accolse quest'ultima rivelazione di Gesù. Egli diede la vita per testimoniare la fede in Gesù. Ecco la chiave per comprendere bene le parole conclusive del Signore: «fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel Regno dei Cieli è più grande di lui».
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PAROLA DELLA SETTIMANA : PRIMA SETTIMANA DI DICEMBRE 2022
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Inviato da Alba il 30/11/2022 10:50:00 (199 letture) |
La predicazione di Giovanni Battista è il segnale dell'inizio dell'azione pubblica di Gesù. Con il suo discorso che chiama alla conversione, la presenza vicina diventa il messaggio di Gesù: "Il regno dei cieli è vicino!", e la differenza con questo si fa chiara: i battesimi di Giovanni non permettono di rimettere i peccati. L'avvenire di ognuno dipende dalle proprie azioni: "Fate frutti degni di conversione!". Tuttavia l'avvenire è anche nelle mani di Dio, cioè nelle mani di Gesù, che verrà dopo Giovanni: la mano che separa il buon grano dalla zizzania compirà presto la sua opera. Il giudizio che verrà è anche la ragione per cui Giovanni invita alla conversione. Anche se Giovanni Battista non ha ancora un'idea chiara di Colui che verrà dopo di lui, sa una cosa: Egli è il più forte. Il messaggio evangelico prima di essere un insegnamento è un "annuncio", un grido di gioia: viene il Regno di Dio. Ma cosa è questo "Regno di Dio"? Nella sua semplicissima struttura, questo annuncio risulta composto da un imperativo: convertitevi! e da un indicativo: il regno dei cieli è vicino. L'Avvento, un periodo di conversione che ci avvicina all'evento del 25 dicembre. Dobbiamo fare deserto nel nostro cuore e ascoltare la voce dello Spirito. Dobbiamo impegnarci con fiducia. Dobbiamo mettere in campo anche la coerenza di ogni giorno nell'agire. Accorrevano da Giovanni da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione. Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile".
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PAROLA DELLA SETTIMANA : FINE NOVEMBRE E INIZIO DICEMBRE 2022
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Inviato da Alba il 26/11/2022 5:20:00 (211 letture) |
Siamo all'inizio dell'anno liturgico. Si tratta di abbandonare le abitudini e le usanze, di convertirsi e di ripartire da zero. L'uomo ha nelle sue mani la propria salvezza o la propria perdizione. Ecco perché il brano di Vangelo di questa domenica si conclude con un appello alla vigilanza. Ogni anno la Madre Chiesa ci dà la possibilità di ripartire, rinnovarci, rivivere i misteri della vita di Cristo attraverso l'anno liturgico. Ogni anno abbiamo tra le mani l'occasione di lasciarci trasformare dalla Parola e dalla delicatezza dello Spirito. Gesù ci chiama a vigilare, a vivere attenti. Spesso viviamo la fede come un'abitudine, un rito o una formalità. La nostra fede è stanca, ripetitiva e monotona. In questo tempo di Avvento, il Maestro ci chiama a rinnovarci, a ripartire, a rimettere ordine e passione nel nostro cammino di fede, a ritornare a Lui. Vegliare, dunque, per accorgersi di chi sta male e ha bisogno di un sorriso, di ascolto, di tempo; per riscoprire la bellezza del silenzio e della preghiera; per far crescere il gusto dell'attesa ed essere pronto ad accogliere Gesù che viene. Lui, per fortuna, non si è ancora stancato di noi.
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