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PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI MAGGIO 2022
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Inviato da Alba il 14/5/2022 1:50:00 (428 letture) |
DOMENICA
Il Vangelo di questa domenica ci trasmette il testamento di Gesù. È diretto ai suoi discepoli, turbati dalla partenza di Giuda. Ma è anche diretto ai numerosi discepoli che succedono a loro e vivono il periodo di Pasqua alla ricerca di un orientamento. In fondo, il Vangelo ci dà una risposta molto semplice: è un nuovo comandamento: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati". Ma se ci si dedica a seguire questo comandamento, ci si accorge molto presto che l'amore non si comanda. Eppure, se si è capaci di impegnarsi ad amare il proprio prossimo per amore di Gesù, come Egli stesso ha fatto, si trova ben presto la risposta a parecchie altre domande. Ci si rende conto che il cammino di Gesù è un cammino di vita, per Lui ma anche per molte altre persone intorno a Lui. Gesù non parla in presenza di Giuda. Quel che dice subito dopo la sua uscita, riguarda la glorificazione: qualcosa di sublime che riguarda non più solo la sua identità di vero uomo, ma anche quella di vero Dio. È consolante pensare che davanti a spettacoli di grande bellezza o a eventi di umana magnanimità, nel bene operato da uomini giusti è la gloria di Dio che risplende. Signore, ti preghiamo, illumina gli occhi della nostra mente e del nostro cuore perché impariamo a glorificarti con tutto l'amore e la gioia che ci sono possibili. Occorre essere docili e obbedienti alla Chiesa, senza servirsi della Chiesa per fini politici.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : SECONDA SETTIMANA DI MAGGIO 2022
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Inviato da Alba il 7/5/2022 11:30:00 (235 letture) |
Donandoci, per mezzo del Battesimo, di far parte della Chiesa, Gesù ci assicura di conoscerci uno per uno. La vocazione battesimale è sempre personale, e richiede una risposta di responsabilità in prima persona. Ci sentiamo sicuri, nella Chiesa, perché Gesù è sempre con noi, ci chiama e ci guida con la voce esplicita del Papa e con i suggerimenti interiori che ci aiutano a riconoscerla e a corrispondervi. Se restiamo nella Chiesa, con il Papa, non andremo mai dispersi, perché Gesù ci conosce per nome e ha dato la sua vita per salvarci. Quella vita che si comunica a noi, pegno di eternità, nell'Eucaristia, purché degnamente ricevuta. Non dobbiamo aver paura di nulla. Attraverso Gesù entriamo in comunione con il Padre e partecipiamo alla Vita Trinitaria. I pericoli esterni non ci turbano: dobbiamo temere soltanto il peccato che ci seduce a trovare altre vie, lontane dal percorso del gregge guidato da Gesù. La nostra personale fedeltà alla voce del Pastore contribuisce all'itinerario di salvezza che la Chiesa guida nel mondo, e da essa dipende la nostra felicità. Dobbiamo attingere alla grazia di Dio nei Sacramenti più spesso consapevoli della distruzione che il peccato può portare nella nostra vita. Gesù ha un sogno di amore verso di noi, un sogno di eternità: quello di renderci una cosa sola con il Padre. Oggi ricordiamo un santo, un grande confessore che si è reso, per grazia di Dio, braccia misericordiose del Padre: San Leopoldo Mandic. Egli non si stancava di chiedere ai cristiani di alimentare l'amore di Dio con atti di bene e diceva: «L'amore di Gesù, non si stanca di ripetere, è un fuoco che viene alimentato con il sacrificio e l'amore della croce; se non viene nutrito così, si spegne». Se ci alimentiamo ai pascoli dove ci conduce il pastore, siamo in cammino verso l'Amore vero, verso la salvezza della nostra vita. Nessuna salvezza c'è al di fuori di Cristo.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : PRIMA SETTIMANA DI MAGGIO 2022
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Inviato da Alba il 28/4/2022 12:20:00 (430 letture) |
Dopo la risurrezione i discepoli sembra siano ritornati al loro mestiere e alla terra di origine. Da Gerusalemme sono tornati al nord; da pescatori di uomini a pescatori di pesci; dalla montuosità della Giudea al mare della Galilea. Ciò che apparirebbe come un magro tentativo di rivalsa davanti allo scoramento della morte, è il luogo della manifestazione di Gesù. Non esiste ambito di vita e situazione esistenziale in cui "il Signore" esiti a rivelarsi ancora. Il fallimento notturno della pesca viene mutato in incontro e riconoscimento. Infatti riconoscono Gesù: "È il Signore!". Un'affermazione di portata capitale che giunge al culmine del Vangelo e soprattutto come frutto maturo della Risurrezione. Simon Pietro, per tutti i discepoli, si tuffa in mare senza paura alcuna, poiché riconosce in Gesù il Signore. E' la terza volta che Gesù si manifesta ai suoi, dopo la risurrezione; è densa di avvenimenti e di insegnamenti. Egli si ferma sulla riva del lago a cuocere il pesce per loro, e a presentarsi ancora come uno che serve, perché il Risorto è tutto Amore e Spirito vivificante. Ed è sull'amore che interroga Pietro. Non è un esame, ma solo una triplice affettuosa richiesta, all'uomo che per tre volte l'aveva rinnegato e che ciò nonostante doveva essere la prima pietra della sua Chiesa. Di fronte alla debolezza di Pietro, soggetto ad alti e bassi, come un po' tutti noi, si erge maestosa e commovente la fedeltà di Gesù all'uomo che aveva scelto. Ma a tutti noi quel dialogo umano fra Gesù e Pietro dice anche qualcosa di estremamente consolante. Ci dice che, se sbagliamo, Gesù, una volta ravveduti, non ricorda il nostro sbaglio e vede in noi solo quello splendido disegno per il quale Dio ci ha creato. Questa è la misericordia di Dio! Pietro ora si abbandona totalmente a Gesù. Come lui, anche noi esaminiamo il nostro cuore, per potergli dire e ripetere spesso: "Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo".
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PAROLA DELLA SETTIMANA : QUARTA SETTIMANA DI APRILE 2022
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Inviato da Alba il 22/4/2022 0:00:00 (511 letture) |
Partecipando al sacrificio della Messa, noi ascoltiamo ogni volta le parole di Cristo che si rivolge agli apostoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace". Inoltre, imploriamo il Signore di concederci "unità e pace secondo la sua volontà" e di donare "la pace ai nostri giorni". Ogni volta che apparve agli apostoli Cristo, dopo aver vinto la morte, augurò la pace, sapendo quanto tutti loro la desiderassero. Nel conferire agli apostoli il potere di rimettere i peccati, Cristo ha portato la pace nell'anima inquieta dell'uomo. L'anima creata da Dio ha nostalgia di Dio. La pace con Dio è il fondamento della pace tra gli uomini. Liberato dalla schiavitù del peccato, l'uomo è in pace, ha l'anima in festa, in pace. La pace regna sui cuori puri. È partendo dalla pace interiore, quella del cuore, appoggiandosi ad essa, che si può stabilire la pace esteriore: in famiglia, fra vicini, in seno alla Chiesa, tra i popoli. Dio chiama tutti gli uomini ad unirsi al suo popolo unico. Il suo desiderio, che è di riunire tutti gli uomini in seno ad un'unica comunità per salvarli, è già espresso nell'Antico Testamento. Gli Ebrei capirono di essere un popolo unico nella lontana notte di Pasqua in cui Dio li separò dagli Egiziani ed indicò loro la Terra promessa. La Pasqua viene per ricordare questo avvenimento alle generazioni successive: ha il sentimento di essere di nuovo condotto fuori dall'Egitto per essere salvato. Allo stesso modo, il nuovo popolo di Dio è nato il giorno di Pasqua, quando la concordia eterna fu rinnovata e suggellata dal sangue del Figlio di Dio. Questo popolo creato da Cristo è precisamente la Chiesa. Gli uomini assomigliano a piccoli universi, chiusi e segreti. Ciò nonostante, il Creatore ha dato agli uomini anche il gusto di riunirsi in gruppi, di vivere, di lavorare, di creare in comune. Dio ha voluto allo stesso tempo assicurare loro la salvezza in quanto comunità, la salvezza del suo popolo. Accettare la salvezza promessa da Dio significa nello stesso tempo integrarsi al nuovo popolo riunito da Cristo, in seno al quale tutti usano i medesimi strumenti della grazia, cioè i sacramenti, scaturiti dalla Passione di Cristo. In diversi momenti, il Nuovo Testamento designa Cristo come il volto visibile di Dio, l'immagine del Padre, il suo segno Cristo è come un sacramento che significa e trasmette l'amore del Padre. È un segno carico di significato e di forza di salvezza; in lui si trovano riuniti il perdono del Padre e la filiazione. In questo senso, Cristo appare come il primo sacramento nato dall'amore di Dio, la fonte di tutti i sacramenti. I sacramenti possono esistere solamente perché in loro Cristo stesso è presente ed agisce. Come una madre premurosa, la Chiesa si sforza di spiritualizzare tutta la vita dei suoi figli e delle sue figlie. Vivere la spiritualità, provare la pace dell'anima è tentare di dare un carattere divino al quotidiano attraverso il flusso di grazie, di sapienza, di sentimenti, di consolazione che viene da Dio. Per ottenere la salvezza, egli ci fa pervenire, in un modo o nell'altro, a raggiungere Cristo. Ci fa camminare la mano nella mano con i figli del popolo di Dio, ci dirige verso un destino comune sotto l'egida di Cristo che si occupa di noi, ci perdona, ci santifica e ci concede la pace. Ascolta, Padre, le preghiere che ti rivolgiamo nella festa di san Marco: esaudiscile secondo la tua volontà e facci testimoni del Cristo Messia e Salvatore che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
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PAROLA DELLA SETTIMANA : TERZA SETTIMANA DI APRILE 2022
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Inviato da Alba il 16/4/2022 9:10:00 (243 letture) |
Che cos'è che fa correre l'apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo Maestro. "Vide e credette". Credo che non sia stato così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo Maestro. La ragione non comprende, ma l'amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l'intuizione dell'amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un'amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora da Simon Pietro e da Giovanni, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche Giovanni, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè Egli doveva risorgere dai morti. La fede è la virtù somma che viene auspicata per ognuno che si metta in cammino verso Dio. In Dio la mia vita è sin da ora perfettamente compiuta, perché il nemico di sempre, la morte, è sconfitta una volta per tutte. Oggi prego in particolare perché la fede che ho ricevuto in dono diventi in me sempre più consapevole. "L'uomo non raggiunge veramente se stesso tramite ciò che fa, bensì tramite ciò che riceve. Egli è tenuto ad attendere il dono dell'amore, e non può accogliere l'amore che sotto forma di gratuita elargizione"
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