Dopo il sorpasso delle prostitute e dei pubblicani, i sacerdoti e gli anziani devono mandar giù un altro boccone amaro. Con questa nuova parabola Gesù svela la chiave di lettura della storia della salvezza: la vigna è il popolo di Israele, il padrone è Dio, i contadini sono i capi del popolo, i servi sono i profeti e il Figlio è Gesù. C'è una vigna e c'è il suo padrone. Il terreno veniva coltivato da affittuari o mezzadri. Il racconto della parabola narra l'intreccio della nostra infedeltà, con la passione ostinata di Dio. Gesù anticipa ciò che sta per accadere: come i profeti e il cugino asceta Giovanni, anche Lui verrà rifiutato. Gli ascoltatori vengono raggiunti nelle loro chiusure e presunzioni: sanno rispondere correttamente alla domanda del Rabbì di Nazareth, ma non ne traggono le conseguenze, non si lasciano aprire gli occhi. Sono convinti che Gesù parli con loro. In realtà, il Maestro, parla di loro. E' bellissimo questo padrone attento e appassionato per la sua vigna. Ma questa tenerezza contrasta con la furia omicida dei vignaioli, che fanno piazza pulita dei servi e nemmeno si arrestano davanti al figlio. Questo contrasto è l'eterno intreccio tra l'amore di Dio e il nostro rifiuto. Quanti messaggeri Dio manda nella nostra vita e quante chiusure, mediocrità e falsità, ancora segnano il nostro rapporto con Lui. Quando ci apriremo per davvero alla sua visita?
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