Gesù ci presenta l'incontro con Dio, come la scoperta di un tesoro o di una perla d'inestimabile valore. Ci provoca dicendo che l'incontro con Dio è la cosa più bella che ci possa capitare. Il primo personaggio della parabola trova il tesoro, per caso, mentre il mercante trova la perla solo dopo una lunga ricerca. Sono le due condizioni per cui si giunge alla fede. Entrambi, però, provano una gioia incontenibile, che fa passare in secondo piano tutto il resto, tutto ciò che credevano essenziale. La gioia dello scoprirsi amati da Dio, è questo il tesoro o la perla, che fanno passare in secondo piano tutto il resto. Questo significa che il vero convertito, non sottolinea ciò che perde, ma quello che trova, non dice: "ho lasciato", ma: "ho trovato". L'Essenziale è Dio, il Dio della gioia. Molti pensano che la fede sia qualcosa di giusto, doveroso, importante, ma terribilmente noioso e se ne tengono a distanza, giustamente, ma questa parabola ci fa capire che non è così. È la gioia che spinge, è la gioia che converte e convince, è la gioia che fa cambiare. Infine Gesù paragona il regno dei cieli a una rete gettata nel mare, che raccoglie pesci buoni e cattivi, come il grano cresce insieme alla zizzania. Quando, però la rete è tirata a riva, vengono gettati via i pesci cattivi, mentre i pesci buoni entrano nel canestro. Questa separazione avverrà solo alla fine e solo a Dio spetta. Noi dovremo solo pensare a convertirci, imparando a discernere il bene dal male, ricordando le parole di Sant'Agostino: "Nell'ultimo giorno, molti che pensavano di essere dentro, si scopriranno fuori, mentre molti che pensavano di essere fuori, saranno dentro".
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