Si avvicinarono a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro. Allora Gesù disse loro le tre parabole dei perduti ritrovati. Tra tutte le parabole sono indubbiamente le più sconvolgenti perché ci insegnano anzitutto che Dio si interessa di ciò che è perduto e che prova grande gioia per il ritrovamento di ciò che è perduto. Inoltre Dio affronta le critiche per stare dalla parte del perduto: il padre affronta l'ira del figlio maggiore con amore, con pace, senza scusarsi. Gesù affronta le critiche fino a farsi calunniare, critiche che si riproducono continuamente e quasi infallibilmente. Perché tutte le volte che la Chiesa ripropone l'immagine di Dio che cerca i perduti, nasce il disagio. E ancora, Dio si interessa anche di un solo perduto. Le parabole della pecorella perduta e della donna che fatica tanto per una sola dramma perduta, hanno del paradossale per indicare il mistero di Dio che si interessa anche di uno solo perduto, insignificante, privo di valore, da cui non c'è niente di buono da ricavare. Ciò non significa evidentemente che dobbiamo trascurare i tanti, però è un'immagine dell'amore del Signore. Per questo l'etica cristiana arriva a vertici molto esigenti, che non sempre comprendiamo perché non riusciamo a farci un'idea precisa della dignità assoluta dell'uomo in ogni fase e condizione della sua vita. Nella Parola di Dio di questa domenica emerge la gioia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo per la nostra conversione. Leggiamo: «Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione». Alla fine della seconda parabola, quella della moneta ritrovata, abbiamo ascoltato: «Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Nella parabola del padre misericordioso la gioia è descritta con la festa del banchetto, con il vitello grasso ammazzato, i canti e le danze. Conversione è riconoscere innanzitutto l'iniziativa divina a favore della nostra povertà. Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia. La nuova ed eterna alleanza, realizzata una volta per tutte dal Padre con l'umanità intera, mediante la risurrezione del Figlio, consiste nel dono dello Spirito Santo, effuso nei nostri cuori.
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