Onoriamo e adoriamo oggi il "Corpo del Signore", spezzato e donato per la salvezza di tutti gli uomini, fatto cibo per sostenere la nostra "vita nello Spirito". Il cibo spirituale è efficace se noi collaboriamo con Cristo, che vuole trasformare la nostra vita nella sua. L'Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: "Qui c'è il Signore!". Se guardiamo a noi stessi, ci troviamo sempre piccoli, imperfetti, peccatori, pieni di limiti. Eppure Dio ci ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e nostra bevanda per comunicarci la sua vita divina e farci vivere la sua vita di amore. L'Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una "scuola di vita", una proposta di amore che coinvolge tutta la nostra vita: deve renderci disponibili ad amare il prossimo, fino a dare la nostra vita per gli altri, secondo l'esempio che Gesù ci ha lasciato. Nel Vangelo di ieri, domenica, Gesù, si trova all'aperto, lontano dai luoghi abitati, mentre si fa sera. I discepoli sono preoccupati e chiedono a Gesù di congedare la folla perché vada nei paesi vicini a trovare cibo e alloggio. Congedare la folla vuol dire fare in modo che ognuno pensi a se stesso. Quante volte noi cristiani abbiamo questa tentazione! Ma la soluzione di Gesù va in un'altra direzione, una direzione che sorprende i discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare». È un momento di profonda comunione: la folla prima dissetata dalla Parola del Signore, è ora nutrita dal suo pane di vita. E tutti ne sono saziati.
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