Prima di essere la pietra su cui Cristo avrebbe fondato la sua Chiesa, Simon Pietro è stato colui che ha percorso per intero il cammino pieno di passione impulsiva ed insieme di incertezze verso il suo Signore. Egli è stato in questo modo colui che ha percorso, prima di noi, l'itinerario che a ciascuno di noi è chiesto di percorrere. Simone era un pescatore: ciascuno ha il suo lavoro e a ciascuno può capitare di faticare nel buio di tante notti e di non prendere nulla. Ma interviene quella Presenza che chiede di lavorare sulla sua parola, cioè di vivere la propria esistenza all'interno di quell'avvenimento potente che è Cristo Signore e allora il nostro lavoro e la nostra esistenza trovano una fecondità mai prima conosciuta. In questo stesso momento ciascuno di noi percepisce la propria distanza da quell'abbraccio misericordioso ed insieme la propria estrema vicinanza. Non saremo chiamati a fare altre cose, ma a farle per un altro scopo. Così Pietro continuerà ad essere pescatore, ma da allora in poi sarà pescatore di uomini. «Per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi ho faticato più di tutti loro, non io però ma la grazia di Dio che è in me» Interessante e ardito questo modo in cui il grande Apostolo Paolo parla di sè. La sua è una espressione forte, lontanissima da certe dichiarazioni di falsa umiltà in cui il cristiano di nome asserisce di essere peggio di niente. Signore, rendimi umile nel cuore come Paolo. Se c'è qualcosa di bello, di buono, di utile agli altri, non voglio negarlo; rendimi però verace e trasparente; sì, quel che di positivo c'è in me è tuo continuo dono. Che io non me ne appropri ma lodi e ringrazi il Signore, servendomene per migliorare me e fare del bene al mio prossimo. Essere se stessi secondo il Vangelo è scavare a fondo fino a scoprire il dono insostituibile che esiste in ogni essere. Grazie a quel dono specifico, che non coincide col dono di nessun altro, l'uomo si realizza in Dio.
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