L'evento dell'incarnazione del Verbo è la rivelazione perfetta del mistero di Dio. Il disegno misterioso di Dio sull'umanità ora è pienamente svelato: a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. È la suprema rivelazione della dignità di ogni persona, della singolare preziosità di ogni uomo. Abbiamo ascoltato il prologo del quarto Vangelo, ma, se già è stato letto nel giorno di Natale, perché la Chiesa oggi lo ripropone? Lo fa perché ci invita a tornare a Betlemme, a rimetterci dinanzi al presepio e contemplare il grande mistero dell'Incarnazione, della Parola che si è fatta carne: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio». Ma l'umanità accoglie il progetto di Dio? Essere veri credenti è difficile: la fede è una vera lotta con se stessi e con il proprio orgoglio; la fede è consegnarsi a Dio, è lasciarsi condurre da lui. L'evangelista Luca, nel suo Vangelo, riferisce un formidabile interrogativo posto da Gesù: «Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». A questa domanda il Vangelo non dà risposta perché la risposta la deve dare ciascuno di noi. San Giovanni scrive che «la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta». Dio è la vita: è possibile chiudersi a Dio, è possibile rifiutarlo, ma senza Dio si muore. Scrive san Giovanni: «senza di me non potete far nulla». Noi non possiamo vivere senza Dio, non possiamo vivere senza la luce e, nonostante le nostre fragilità, non dobbiamo mai perdere la fede in Dio, in Colui che tutto può»! I Padri della Chiesa asseriscono che i semi del Verbo sono in ogni persona, e questo ci riempie di gratitudine e di speranza. Però, se la luce spesso non trova accoglienza dipende anche da noi cristiani, che invece di dare testimonianza alla luce continuiamo a brancolare nelle tenebre in mezzo ad ambiguità e a compromessi. Il Vangelo di oggi ci invita ad incontrare Cristo, che è la luce vera, ad incontrare il «Verbo che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». La Parola eterna si è fatta carne, Colui che era fin da principio si è fatto uomo, l'Invisibile si è fatto visibile. Sì, la vita eterna di Dio si è manifestata come vita di quel Gesù che ha potuto essere ascoltato, visto, contemplato. Il prologo si conclude con quell'affermazione straordinaria che contiene in sé tutta la singolarità del cristianesimo: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è Lui che lo ha rivelato». Questa verità richiede solo un ascolto obbediente alla parola del Salvatore e a vivere facendo sempre la volontà del Padre nostro che è nei cieli.
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