Pilato chiese a Gesù se era lui il re dei Giudei. Gesù chiese se diceva questo da sé oppure altri gli avevano parlato di lui. Pilato rispose che la sua gente e i capi dei sacerdoti lo avevano consegnato a lui. Rispose Gesù che il suo regno non era di questo mondo; se il suo regno fosse di questo mondo, i suoi servitori avrebbero combattuto perché non fosse consegnato ai Giudei; ma il suo regno non era di quaggiù. Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Gesù lo confermò e aggiunse che suo compito era di dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità avrebbe ascoltato la sua voce. Per festeggiare Cristo, re dell'universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente. Ma, al contrario, questa scena straziante della passione secondo san Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un impero onnipotente. Scena straziante in cui l'accusato senza avvocato è a due giorni dal risuscitare nella gloria, e in cui il potente del momento è a due passi dallo sprofondare nell'oblio. Durante tutta la sua vita Gesù ha servito la verità, ha reso testimonianza alla verità. La verità sul Padre, la verità sulla vita eterna, la verità sulla lotta che l'uomo deve condurre in questo mondo, la verità sulla vita e sulla morte. Ecco cos'è essere re dell'universo: entrare nella verità e renderle testimonianza. Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se ascoltano la sua voce. È veramente re colui che la verità ha reso libero.
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