Gesù disse ai suoi discepoli che dopo la tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino. Non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto a quel giorno o a quell'ora solo il Padre li conosce. E' un brano difficile, che non possiamo decifrare se non tenendo conto del suo genere letterario - quello apocalittico - e mettendo al centro della nostra lettura non la fine della storia, ma il finale che è bello. La storia andrà a finire bene. Quando Marco scrive questa pagina, i cristiani vivevano le prime persecuzioni. La situazione era drammatica, il cristianesimo sembrava alla fine ancora prima di iniziare. Nulla andrà perso. Ogni gesto d'amore sarà ritrovato nel cuore di Dio. Gesù non vuole terrorizzare e non annuncia catastrofi ma invita a guardare la vita di adesso con occhi nuovi. Se non viviamo da risorti qui, non risorgeremo nemmeno dopo. Tutta la vita, in fondo, è segnata dall'attesa. L'attesa è apertura all'imprevisto, accetta tutto ciò che le viene incontro. Non siamo noi a decidere cosa Dio deve darci. L'attesa si nutre di fiducia: crede che ogni arrivo abbia un senso, anche se non si comprende. Non preoccupiamoci se tutto cambia e si evolve, Dio resta per sempre! La bella notizia di questa Domenica è che il presente è gravido di una speranza che non rimarrà delusa. La fine del mondo non sarà una caduta nel nulla, ma un ingresso nella gloria. La sola cosa che conta è sapere che questo ritorno di Cristo ci sarà e che bisogna prepararsi ad esso, altrimenti ci si ritroverà irrimediabilmente esclusi dal Regno.
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