Si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate, gli chiesero perché i suoi discepoli prendevano cibo con mani impure. Gesù rispose loro che Isaia aveva profetato di loro, ipocriti, che onoravano Dio con le labbra, ma il loro cuore era lontano da Lui. Invano rendevano culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini, trascurando il comandamento di Dio. Chiamata di nuovo la folla, diceva loro che non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro. E diceva ai suoi discepoli che dal cuore degli uomini uscivano i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive venivano fuori dall'interno e rendevano impuro l'uomo. Gesù critica il formalismo vuoto e sterile dei farisei, la loro ricerca di sicurezza tradotta in pratiche rituali, che soffoca la novità, la bellezza e la fantasia di Dio. Gesù li condanna per due motivi. Il primo: hanno deformato il comandamento di Dio, mettendo in bocca a Dio leggi e norme degli uomini. Il secondo: non ci sono cose pure o impure ma è il cuore puro o impuro. Non è ciò che è fuori ma ciò che è dentro che consacra o contamina le cose e le persone. Tutto è secondo il tuo cuore. Il male non può entrare dall'esterno, può essere scelto liberamente dall'uomo ed essere da lui compiuto, con parole ed azioni. Non c'è niente che possa rendere impuro il discepolo tra le realtà che sono fuori del suo corpo: né il cibo, né il contatto, né le relazioni. C'è una frase di questo brano, che Gesù riprende da Isaia: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me." Le labbra cantano le lodi di Dio, ma le orecchie non sono pronte a custodire la Parola. Gesù non invita i suoi discepoli a trasgredire, ma invita chi è osservante ad esserlo veramente. E per essere veramente osservanti non bisogna salvare la forma, ma il cuore.
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