Molti dei discepoli, dopo aver ascoltato Gesù, dissero che la sua parola era dura, difficile da ascoltare. Gesù disse che è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla. Le parole dette da Lui erano spirito e vita, ma tra loro vi erano alcuni che non credevano. Nessuno può andare a Gesù se non gli è concesso dal Padre. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Allora Gesù chiese ai Dodici se volevano andarsene anche loro. Gli rispose Simon Pietro che solo Lui aveva parole di vita eterna e che loro avevano creduto e conosciuto che Lui era il Santo di Dio. Il brano di Vangelo che si legge oggi è quello che conclude il lungo discorso sull'Eucaristia tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao, il discorso che abbiamo letto a brani nelle scorse domeniche. "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue.", "Colui che mangia me.": queste e simili espressioni, da lui usate, non potevano lasciare indifferenti; sono così forti, che potevano suscitare solo una risposta decisa, di accettazione o di rifiuto. Ed ecco che da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Ma Gesù non cambiò niente, perché la verità era quella. La Chiesa trae la risposta anche ai suoi problemi di oggi. Le chiese si svuotano; le confessioni si fanno rare; preti e suore sono sempre meno; le convivenze non destano più meraviglia; quelli che si sposano in chiesa sono vistosamente in calo, e anche loro poi spesso divorziano; per tanti, il papa e i vescovi possono ben parlare: chi se ne importa? Insomma è in atto un'ennesima crisi, una delle tante che, ciascuna a modo proprio, nel corso dei secoli hanno investito il mondo cristiano. Che cosa farebbe Gesù? Non addomesticherebbe sicuramente la verità per essere accolto. Siamo noi che, se vogliamo essere dei veri cristiani, dobbiamo accogliere la verità, così come Gesù ce l'ha presentata.
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