Furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli rimproverarono quelle persone. Gesù però disse di non impedire che i bambini venissero a lui, perché a chi è come loro appartiene il regno dei cieli. Dopo avere imposto loro le mani, andò via di là. Nuovamente troviamo i bambini come protagonisti della pagina di Vangelo di oggi. Siamo chiamati a diventare bambini per fare esperienza di tenerezza e diventare capaci di perdonare e di vivere da perdonati. E ci vuole un cuore da bambini per imparare a stupirci delle grandi cose che Dio ha compiuto in Maria e che continua a compiere in noi. Se diventiamo bambini, se lasciamo emergere in noi la parte più autentica e spontanea della nostra anima, la capacità di sognare, di emozionarci, di credere, possiamo tranquillamente avvicinarci a Gesù e, attraverso di lui, accedere a Dio. Ci benedice il Signore, impone le sue mani su di noi, ci invita a possedere il Regno. Proprio perché i bambini, come le vedove, come i poveri contemporanei di Gesù, fanno parte delle categorie deboli della società ebraica, gli invisibili ignorati da tutti ma ben presenti nel cuore di Dio. Lasciamo emergere in noi il bambino che ci abita, che realizza il Regno intorno a sé, che sa individuare la presenza di Dio in ogni cosa.
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