Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e si chiedevano da dove gli venissero quelle cose e che sapienza era quella che gli era stata data. Si stupivano dei prodigi compiuti dalle sue mani. Lo conoscevano come il falegname, figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone. E le sue sorelle stavano là da loro. Tutto questo era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro che un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando. Gesù si trovava a Nazareth, il luogo dove era cresciuto. Di sabato va nella sinagoga e inizia ad insegnare. Gli abitanti di Nazareth sono tutti d'accordo: questo Gesù fa delle cose fuori dal comune, le sue parole lasciano a bocca aperta, i suoi prodigi sono portentosi, nessuno mai aveva operato cose del genere. Gesù insomma non lasciava indifferente nessun ascoltatore; dove lui passava fioriva lo stupore. Ci aspetteremmo una folla osannante. E invece non lo riconobbero come il Messia. Non riuscivano ad accettare che un profeta fosse un uomo non dotato di carismi particolari, un laico, che non aveva studiato teologia, uno della porta accanto. Gesù non si tira indietro e avanza deciso. Spiega che è difficile essere profeti a casa propria. Gesù non farà nessun miracolo qui. Purtroppo, con il tempo, prenderà coscienza che i suoi nemici sono proprio lì, tra i suoi parenti, in casa sua e si meravigliava della loro incredulità. Sono passati duemila anni e le cose non sembrano essere cambiate. Fatichiamo a passare dallo stupore alla fede.
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