Gesù diceva alla folla che il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura. Gesù aggiungeva che il Regno di Dio si può paragonare a un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra. Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come la potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. La condivisione del Verbo di Dio con la nostra condizione umana è rappresentata dai semi immersi nel terreno. Ma Gesù ha vissuto il mistero della sua incarnazione sapendo che questa terra della sua e nostra condizione umana limitata e mortale è impregnata dalla forza vitale e trasformatrice dell'amore divino, cioè dallo Spirito Santo. La risurrezione dal buio del sepolcro può essere paragonata alla stupefacente azione trasformatrice del terreno stesso che garantisce lo sbocciare di nuove piante, la loro crescita paziente fino al tempo della mietitura.
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