PAROLA DELLA SETTIMANA
La parabola che abbiamo letto questa settimana è forse la più nota e viene chiamata quella del Figlio prodigo, ma più recentemente viene definita quella del Padre buono. Questo Padre è tanto buono che il figlio maggiore non riesce a capirlo e lo considera ingiusto. Non capisce che la stessa bontà che dimostra per il figlio che è ritornato è disposto a manifestarla anche con lui, che si considera il figlio perfetto. I problemi più grandi Gesù li incontra con coloro che si considerano perfetti, ma che non conoscono la parola "amore". Non sanno amare, ma si ritengono a posto solo con l'osservanza più o meno precisa di precetti esteriori. Non apprezza l'amore che il Padre ha ed ha sempre avuto per lui. La parabola non ci dice se questo figlio comprenderà le parole del Padre, che esce di casa per lui, per fargli capire che cosa sia l'amore. Col peccatore è più facile, perché egli sa di avere sbagliato e ritorna disposto anche solo ad essere un salariato del Padre. Non si sa se sia pentito, ma comunque ritorna per poter sopravvivere. Anche lui non ha capito cosa significhi la parola "amore", ma forse lo intuisce quando si accorge che il Padre è sempre stato in attesa del suo ritorno , gli va incontro, lo abbraccia e lo bacia, poi esprime la sua gioia preparando una festa per lui, rivestendolo di un bell'abito e mettendogli un anello al dito. Si accorge di essere tornato in famiglia a pieno diritto e non solo un ospite o un salariato. Questa parabola è particolarmente importante in questo anno giubilare della Misericordia. Dio mi ama, attende il mio ritorno ed è pronto a festeggiare per me che ero lontano, ma anche a festeggiare per me quando mi credo vicino.
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