PAROLA DELLA SETTIMANA
Nel Vangelo notiamo come la Parola di Gesù non venga ascoltata, non venga accolta. Anzi gli animi degli ascoltatori si indignano contro di Lui fino a volerlo uccidere. Questo avviene fin dall'inizio della vita pubblica di Gesù. Gesù vive il rifiuto, l'ostilità, la solitudine. Questa situazione Lo accompagnerà fino al Calvario. A volte nemmeno i suoi discepoli mostrano di non capire la Sua Parola. I discepoli poi a loro volta esperimenteranno questa stessa opposizione, quando cercheranno di evangelizzare il popolo. Solo la fede, la speranza e la carità riusciranno a superare la paura. Questo lo esprime molto validamente san Paolo nella seconda lettura della Santa Messa. Nel brano del Vangelo di oggi vediamo la popolazione di Nazaret, la città dove Gesù ha vissuto, rivoltarsi contro di Lui e sospingerlo fino al ciglio del burrone sul quale sorge la città per gettarlo di sotto. Solo la potenza straordinaria di Gesù lo salva in quella circostanza da cui nessun altro si sarebbe salvato. Dato che non aveva ancora compiuto quello per cui era venuto, dice il brano, passò in mezzo a loro e se ne andò. Egli aveva detto con chiarezza che nessun profeta è bene accetto in patria, infatti il popolo diceva: «Non è Costui il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo tutti i parenti? Come si permette di dire certe cose? Se è vero ciò che dice, perché non compie anche qui le cose che si dice abbia compiuto a Cafarnao e in altri luoghi?». Gesù cita Naaman il Siro e la vedova di Sarepta che ottennero aiuto e guarigione e che erano estranei al popolo di Israele. Questi argomenti riscaldano gli animi fino a voler uccidere Gesù...
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